Home/Archivio/Cosa si perde ad alimentarsi con un "beverone"/

Cosa si perde ad alimentarsi con un "beverone"

focus-medicoNell'Articolo "Basta Cibo, come alimentarsi con un Cocktail", che abbiamo pubblicato lo scorso 18 marzo, ritroviamo una serie di informazioni  ovvie per chi si  interessa di alimenti e nutrizione artificiale, ma che rischiano di indurre facilmente a riflessioni semplicistiche.
Analizzando invece con più attenzione quanto presente nel sito http://robrhinehart.com l’esperienza descritta  si presta anche a considerazioni interessanti dal punto di vista scientifico.

 

UN PO' DI STORIA
È nozione comune quella che l’uomo “mangia gli alimenti ma utilizza i nutrienti" dopo aver provveduto alla digestione e all’assorbimento dei primi. Su questa base già prima della Prima Guerra Mondiale si iniziarono gli studi su animali per identificarne i fabbisogni nutrizionali allestendo diete sperimentali da alimenti purificati;  durante la seconda guerra mondiale (1942 Mead Johnson) comparvero le prime diete a composizione chimica definita (in cui tutti i componenti nutrizionali erano chimicamente definiti e purificati) fino agli studi umani a lungo termine con tali diete (Winitz) risalenti agli anni 60 e sponsorizzate dalla NASA.
Attualmente sono disponibili “diete formula “ liquide o anche a consistenza modificata per i soggetti che dovessero presentare problemi alla deglutizione (disfagici),  utilizzabili praticamente per ogni situazione fisiologica o patologica. Sono altresì disponibili studi che ne dimostrano la possibilità d utilizzo a lungo termine senza la comparsa di patologie carenziali o da eccesso.

UNA DESCRIZIONE
Nel Soylent, per certi versi equiparabile ad una “dieta formula”, sono contenute anche sostanze  normalmente non presenti nelle diete formula in quanto non ritenute  essenziali alla fisiologia ma che si possono prestare a interessanti interpretazioni per quanto concerne la sensazione di benessere che -a dire dell’autore- questo “beverone”  è in grado di stimolare. Stiamo parlando, ad esempio, del litio, che, secondo alcuni studi, sarebbe il miglior stabilizzatore dell’umore disponibile ed un vero e proprio neuroprotettore nel confronti dei danni indotti dal disturbo psichico bipolare. Ovviamente siamo nel campo delle ipotesi ma l’idea è suggestiva.

ALCUNE CONSIDERAZIONI MEDICHE
L’articolo parla di dieta ipocalorica in funzione di una maggior longevità (dimostrata per gli organismi unicellulari e per i roditori ma non per l’uomo o i primati) ma la formulazione finale  utilizzata da Rob contiene 2629 Kcal che ipotizzando un consumo standard fra 26 e 30 Kcal per kg identifica fra  87 e 101 Kg il peso del nostro "chimico nutrizionista".

La distribuzione dei macronutrienti è in linea con le indicazioni di una sana e corretta alimentazione: 62% di carboidrati, 22% di lipidi (in buona parte da olio di oliva) e 15% di proteine. Minerali e vitamine sono tutti ben rappresentati e importanti  sono gli apporti di antiossidanti; del tutto insufficiente, invece, è la presenza di fibra alimentare (1,2 g/die) che lascia intendere problematiche alla funzione intestinale evidenziabili solo nel tempo (non a breve come il follow up di 30 gg. finora effettuato). In definitiva potremmo ritenere di trovarci di fronte ad una proposta nutrizionale sufficientemente igienica e adeguata.

Quanto invece manca completamente è l’aspetto culturale, sociale ed edonistico del mangiare che vien ridotto, in questo esperimento, ad un semplice rifornimento di sostanze indispensabili a far funzionare l’organismo. Una visione dell’alimentazione così definita potrebbe facilmente rientrare fra i nuovi disturbi del comportamento alimentare (non ancora presenti nel DSM), nella fattispecie nell’Ortoressia .Leggendo il blog, comunque, si capisce che, pur consumando il 92% dei suoi fabbisogni sotto forma di Soylent, il sig Rob Rhinehart ammette il suo desiderio di consumare talora la cena con gli amici e di farsi una buona colazione quando si sveglia presto.

Infine sembra piuttosto utopica l’ipotesi di poter sconfiggere l’obesità attraverso comportamenti che, per sua stessa ammissione, sono asocializzanti e -pertanto- difficili da sostenere nel tempo a meno di problemi di comportamento alimentare come si è già accennato in precedenza. Appare francamente ottimistico, in questa congiuntura economica, il calcolo dei costi fatto da Rhinehart che con 159 dollari al mese più le spese di spedizione dei prodotti (costose soprattutto le proteine) afferma di riuscire a nutrirsi e a stare bene.