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Allergie alimentari: un colpo alla dieta mediterranea

ALLERGIE-ALIMENTARI

Frutta e verdura in cima alla lista delle allergie alimentari più comuni.
Sembra proprio essere questo il risultato messo in luce dalle ricerche condotte da AAITO, l'Associazione Allergologi-Immunologi Territoriali e Ospedalieri su un campione di 25mila pazienti adulti distribuiti su 10 regioni.

I dati di questa indagine, presentati nell'ambito del congresso AAITO convocato ad Ancora, hanno evidenziato come siano proprio frutta e verdura le allergie alimentari più diffuse (72%), seguite da crostacei (13%), mentre le allergie al pesce rappresenterebbero solo il 4% e quelle ai latticini il 3%, come per le uova, e infine solo il 2% per i cereali.

L'AAITO denuncia l'eccessiva disinformazione in materia, dove il 60% dei pazienti pratica cure errate. Il problema maggiore risulterebbe l'autodiagnosi, spesso fallace e frequentemente smentita dalla diagnosi di esperti. Molte persone che credono di essere allergiche o intolleranti ad un alimento, si curano con una dieta “fatta in casa” che rischia di causare disturbi anche maggiori della presunta intolleranza, soprattutto nei bambini ed anziani.

L'AAITO denuncia anche l'informazione presente sul web che non ha alcun fondamento scientifico. "Il ruolo degli specialisti è essenziale: se si vuole fare economia, è necessario affidarsi a test diagnostici scientificamente validati ed eseguiti da esperti del settore".

Rischia di risentirne pesantemente il modello alimentare di Dieta Mediterranea. Da una parte infatti, il pesce non cotto è alla base delle reazioni allergiche per molti appassionati di pesce. Su tutti le alici marinate, un piatto tipico delle regioni mediterranee, che possono provocare diverse forme di orticaria.
Ma forse, ancora più critico per il modello Dieta Mediterranea è la diffusione delle allergie a frutta e verdure, di cui è ritenuta responsabile una proteina definita LTP (Lipid Transfer Protein), ampiamente presente in pesche, albicocche, prugne, così come in molta frutta secca (noci, nocciole, arachidi) e cereali (mais, riso).
L'incidenza dell'allergene sembrerebbe poi essere più rilevante nelle regioni meridionali, quindi mediterranee.

Questo allergene, una volta ingerito, potrebbe addirittura provocare shock anafilattico. Infatti, secondo uno studio riguardante la regione Marche, in oltre 5mila casi di shock anafilattico, il 40% dei pazienti è stato colpito proprio da reazione allergica all'LTP.

La Federazione delle Società Italiane di Allergologia e Immunologia Clinica sotolinea l'importanza di  raggiungere un “Consensus” italiano su aspetti maggiormente correlati alla realtà clinica, agli aspetti regolatori, ai contesti gestionali/organizzativi nei quali questa terapia viene praticata, alle problematiche dei rimborsi per i quali sussiste una completa difformità nelle diverse regioni  e per intraprendere adeguate azioni innovative per la diffusione e la conoscenza delle terapie. La corretta informazione del paziente è infatti elemento imprescindibile.

 

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